L’Italia è davvero pronta alla fase 2?

Metà popolazione mondiale è confinata all’interno delle proprie frontiere, ormai già da un po’ di tempo e tutti i governi sono impegnati nella ricerca di una strategia d’uscita. Le condizioni da soddisfare sono ormai chiare: contagi sotto controllo, ospedali protetti, luoghi di lavoro sicuri e cittadini costantemente informati sulle procedure. Ma l’Italia è davvero pronta alla fase 2 dell’emergenza Covid?

Tutti gli italiani sono ormai impazienti di mettere di fine a questo periodo di paralisi. Sia imprenditori e lavoratori, che continuano a temere di perdere il proprio lavoro, sia tutti i cittadini isolati in casa da un mese e mezzo desiderano porre fine a quest’incubo. Non si fa altro che parlare della fase 2: quando comincerà? Cosa c’è da aspettarsi? Ma ciò che preoccupa tutti, cittadini e governanti, è il pensiero che una volta abbandonate le restrizioni che fino ad ora sono riuscite a contenere i contagi, si possa ritornare all’epidemia.

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha per questo motivo pubblicato un documento che prevede sei criteri da rispettare per uscire dall’isolamento restando in sicurezza.

1. Contagi sotto controllo

In primo luogo, l’Oms precisa che per un’allentamento delle restrizioni è necessario che si verifichi un azzeramento dei contagi o che comunque siano ridotti quasi al minimo. Si raccomanda una situazione gestibile, con poche decine di casi per regione al giorno. Ad oggi, solo alcune regioni del Centro-Sud hanno raggiunto questo traguardo, mentre per le regioni del Nord è un obiettivo ancora molto lontano. Risulta inutile per l’Oms, indicare il 4 maggio come data per la riapertura senza sapere se per quel giorno avremo effettivamente ultimato la discesa della curva epidemica. L’Oms, inoltre, consiglia di rimuovere le restrizioni gradualmente e ad intervalli (magari di due settimane) per meglio valutare e tenere sotto controllo la situazione. A ragione di ciò, si dovrebbero attuare queste misure su base territoriale, partendo dalle aree con meno contagi e con meno densità di persone.

2. Contact tracing

Predisporre di un sistema di monitoraggio epidemiologico territoriale è un punto cruciale per avvicinare il paese all’uscita dall’epidemia. In questo modo, si rende possibile l’isolamento di nuovi casi e si esclude l’alimentazione di nuovi focolai. Nella pratica, questo sistema prevede tamponi a tutti coloro che sono più a rischio (dottori, anziani, operatori sanitari, casi sospetti) e, nel caso di positività, isolarli e curarli. Tutte le persone venute a contatto con questi soggetti (familiari, colleghi) dovranno mettersi in quarantena.

Dall’Oms è stata proposta un’app per tracciare i contagi sul territorio. Sono tanti, però, i dubbi sull’effettiva efficacia di questo metodo, in primis, perché dovrebbe essere scaricata sul cellulare da almeno il 60% dei cittadini italiani. In più, bisogna considerare che l’unico paese in cui ha funzionato questa strategia è stata la Corea del Sud, in cui la partecipazione non è stata facoltativa.

3. Ospedali e ambienti vulnerabili

Sono importanti gli interventi organizzativi da dedicare agli ospedali specifici per l’emergenza, per salvaguardare la salute sia dei pazienti ricoverati sia per il personale. Questo è un punto di svolta per ridurre i rischi di contagi,sono interventi da attuare, poi, anche nelle strutture sanitarie e residenze per anziani.

L’Oms si sofferma anche su ciò che riguarda i luoghi di aggregazione al chiuso (cinema, teatri, bar, ristoranti, palestre, scuole e università, palazzetti dello sport, luoghi di culto, ecc.) in cui sarà di vitale importanza rispettare le misure di distanziamento sociale. Proprio perché questo è un argomento delicato da affrontare, resta un discorso ancora lontano da affrontare.

4. Prevenzione sul lavoro

Le misure preventive da adottare sui luoghi di lavoro sono senza dubbio il distanziamento fisico, una turnazione rigida da rispettare, l’utilizzo di mascherine e guanti, monitoraggio della temperatura. Queste sono le modalità per le attività produttive di ogni genere per tutelare la sicurezza dei lavoratori. 

Per le scuole, la loro riapertura è rimandata certamente a Settembre. Per i trasporti pubblici, costretti ovviamente a rispettare le misure preventive con corse semi vuote. Per escludere rischi evitabili, quindi, il governo ha previsto per i lavoratori turni scaglionati per evitare assembramenti in orari di punta.

5. Casi importati/esportati

Bisognerà rafforzare la sorveglianza alle frontiere, per evitare di imbatterci nuovamente in casi provenienti dall’esterno del territorio italiano avviando nuovi focolai e nuovi contagi. Resta poi importante, gestire anche gli spostamenti interni all’Italia, da regione a regione, facendo particolare attenzione alle regione del Nord. Si ipotizza, infatti, che anche successivamente lo sblocco del 4 Maggio, saranno vietati gli spostamenti da una regione all’altra.

6. Coinvolgimento dei cittadini

Per far sì che tutto quello detto precedentemente dall’Oms funzioni, è indispensabile l’informazione dei cittadini. Questo perché il successo dipende dalla più ampia cooperazione fra istituzioni e cittadinanza. Le persone devono essere consapevoli dell’importanza delle misure di prevenzione destinate alla nuova normalità destinata a durare mesi, forse anni, finché non sarà raggiunta l’immunità.

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