Incendio tragico a Chernobyl: i rischi delle radiazioni che aumentano

chernobyl

Insieme all’emergenza sanitaria del coronavirus, un’altra minaccia preoccupa Chernobyl. Un incendio drastico boschivo ha causato l’innalzamento delle radiazioni risalenti alla catastrofe del 1986.

Un vasto incendio di diverse proporzioni ha interessato l’area di Chernobyl, l’impianto nucleare che nel 1986 diffuse una nube tossica su gran parte d’Europa. Colpita la zona di “alienazione” disabitata fatta eccezione per circa 200 persone che sono rimaste nonostante gli ordini di andarsene. L’area fu evacuata in seguito alla contaminazione radioattiva dovuto all’esplosione della centrale nucleare.

Secondo il Ministero i livelli di radiazioni sarebbero sostanzialmente più alti del normale, nella zona interessata dalle fiamme, mentre nella capitale Kiev, a circa 100 chilometri a sud, i parametri rientrano nella norma.
Invece, tornano a salire le radiazioni nella zona di alienazione di Chernobyl: un dato preoccupante scatenato da un incendio che si è sviluppato intorno alla centrale nucleare. Circa cento ettari di foresta stanno bruciando, ha dichiarato il capo del servizio ispettivo per l’ecologia ucraino Yehor Firsov.
 Nel frattempo stanno operando nella speranza di contenere i roghi – all’interno dei 2.600 chilometri quadrati della Zona di esclusione istituita dopo il disastro del 1986 – 130 vigili del fuoco e due aerei.

Città fantasma

La zona di Chernobyl è caratterizzata da cartelli che indicano radioattività e case abbandonate. Tutto si è fermato a quel terribile giorno, il 26 aprile 1986, quando l’impianto nucleare V.I. Lenin, situato in Ucraina settentrionale sul territorio della vecchia URSS, a pochi chilometri dalla città di Pryp’jat; a 18 km da quella di Černobyl; a 16 km dal confine con la Bielorussia, segnò una delle pagine più tristi della storia.

Gravi mancanze di personale, sia tecnico che dirigenziale, problemi legati alla progettazione della struttura nonché violazioni nelle procedure, furono la causa di tante morti. Secondo un successivo rapporto dell’Onu sarebbero 4 mila le vittime per esposizione alle radiazioni.  In conseguenza a ciò, le autorità dovettero creare un cordone di sicurezza: la zona di alienazione si estende approssimativamente nel raggio di 30 km intorno alla centrale di Chernobyl. E ora, a pochi giorni dal quel terribile anniversario, un incendio riaccende la paura. Nonostante qualche audace sia voluto tornare a vivere da queste parti, seppur vige ancora il divieto, negli ultimi anni ha fatto ben sperare una forte espansione di popolazioni di lupo, alci e altri animali selvatici che col tempo si sono riprodotti. Proprio qui, dove nella vasta zona contaminata oltre 100 mila persone hanno dovuto abbandonare la propria terra in maniera permanente.

Fonte: Rainews



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